In questi giorni ho letto un’informazione molto interessante, esemplificativa ma anche un po’ inquietante, di come si stanno evolvendo le abitudini alimentari nel mondo o in alcune parti di esso, soprattutto in quello occidentale. Abitudini che stanno creando delle conseguenze spiacevoli, anche perché, a mio avviso, non viene gestita in modo appropriato la correttezza al pubblico delle informazioni sui consumi alimentari, che non sono frutto di una libera scelta sociale, ma si trattano spesso di interventi esterni che hanno lo scopo di incentivare delle scelte indirizzate ad aumentare i benefici per le industrie, a scapito delle scelte consapevoli e delle veridicità delle indicazioni trasferite.
Rendendomi evidente che, nella pratica di diffusione delle notizie ai cittadini, sovente non si è a favore degli stessi, ma di altre sfumature economiche. Non riesco, infatti, a togliermi dalla mente la significativa frase di un alto dirigente di una nota azienda operante nella ristorazione, che in modo arrogante affermava: chi va a mangiare nelle nostre mense non deve scegliere secondo il suo gusto, ma quello che vogliamo noi che acquisti.
Queste parole, nella loro egoistica aridità, sono illuminanti rispetto all’evidenza di come siamo considerati dall’industria, soprattutto quella alimentare, ma anche quella generalista. E dovremmo avere molto chiaro, traslando il tutto nella nostra vita sociale, come siamo considerati generalmente dai fornitori: unicamente dei meri consumatori senza alcun potere decisionale, in pratica un portafoglio, pronto ad acquistare quello che ci viene sventolato sotto il naso utilizzando, senza alcuno scrupolo, tutte le armi di convincimento e ammaliatrici possibili, anche quelle che usò la maga Circe. Sfruttando le ingannevoli informazioni per fare perdere a chi ascoltava la propria consapevolezza.
Ma tornando alla notizia molto indicativa sulla deriva alimentare, di cui vi ho parlato all’inizio, questa è l’informazione: la popolazione obesa negli USA ha raggiunto una percentuale molto elevata. In alcuni stati si è arrivati all’ inquietante valore del 40 per cento degli abitanti, ed è di dominio pubblico che, per l’OMS, l’obesità è una delle principali cause di morte.
Questi dati, però, non sono derivati da una malsana e suicida scelta personale, ma incredibilmente dagli input sociali creati dalle industrie, dagli urbanisti e dai politici degli ultimi decenni, per agevolare la crescita economiche di determinati settori.
Si è iniziato dalla volontà di privilegiare il trasporto personale, rispetto a quello pubblico, per aiutare l’industria delle automobili, con la conseguenza di dovere modificare adeguatamente l’urbanistica delle città per rendere possibile il raggiungimento di qualsiasi punto e qualsiasi zona di acquisto, rimanendo pigramente seduti sulle quattro ruote.
In automobile, infatti, ora si può raggiungere addirittura anche le farmacie, senza dovere neanche uscire dal veicolo.
Con l’ovvia conseguenza dell’azzeramento del moto fisico personale.
Chi frequenta le cittadine americane e ha voglia di “fare quattro passi”, ha la strana sensazione di essere in zone di quasi solitudine, visto che tutti sono relegati all’interno delle automobili, per espletare qualsiasi incombenza necessaria alla vita quotidiana.
Questa situazione, unita alle informazioni che arrivano ai cittadini dai mass media, da parte di chi avrebbe il compito istituzionale di tutelare la salute delle persone, contribuiscono al peggioramento della situazione.
L’incentivazione esagerata del consumo del latte e dei latticini, per aiutare lo smaltimento del latte in polvere, l’eccessivo utilizzo di bevande contenenti alcool, creando un’immagine di magnetico esibizionismo, incoraggiando, tramite messaggi iconici, il consumo di bevande gassate e zuccherate per gli adolescenti. Tutto questo, millantando ipocritamente di volere favorire il benessere personale e la salute della popolazione, mentre invece si curavano gli interessi dell’industria.
Sono queste un piccolo esempio delle cattive abitudini che hanno contribuito, in questi decenni, ad arrivare a una situazione fisica molto portata all’obesità, con tutte le derive del caso, sia economiche personali che di costi per la società.
La soluzione, è molto semplice. Senza fare alcuna guerra o rivoluzione sanguinaria. Essere consumatori consapevoli, sfruttando le innumerevoli fonti di informazioni ora a disposizione, ma non diventare schiavi ottusi e acritici delle informazioni stesse. E, inoltre, pretendere che vengano fornite comunicazioni corrette, aggiornate e, possibilmente, certificate per permettere una decisione consapevole.
In sintesi: conoscere la QUALITÀ REALE di un prodotto BIOLOGICO prima del suo acquisto.
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