LA CERTIFICAZIONE DEL BIOLOGICO CON IL METODO DEDUTTIVO E LA RICERCA, CON QUELLO INDUTTIVO, DEI PRODOTTI DESIDERATI.



Chi è andato alle scuole superiori, a cavallo degli anni settanta, conosce bene in cosa consisteva IL BIGNAMINO di una materia: era, in sintesi, un compendio della materia in esame, che permetteva, agli studenti frettolosi, di abbreviare la preparazione alle interrogazioni e ai compiti in classe, accelerando, con questo ausilio, l’apprendimento.

Era l’ultima ratio, in pratica, di cui usufruivano gli studenti svogliati, superficiali o con poco tempo a disposizione, che posticipavamo il momento dell’impegno fino ad arrivare a una situazione di disperazione di cui, forse, anche voi siete venuti a conoscenza, per esperienza personale.

Veniva, come è facilmente comprensibile, snobbata dagli insegnanti, ma che agevolava, per contro, una metodologia di preparazione “floreale” molto efficace, se usata con intelligenza: serviva, infatti, a creare un solido terreno di conoscenza generale, da cui partivano varie ramificazioni di ulteriore approfondimento. È una metodologia che rende più accessibile e ancorata la conoscenza che si ottiene per fasi di apprendimento seguenti e sempre di più specifiche. È una struttura che agevola le persone che preferiscono procedere con il metodo deduttivo, partendo da una visione generale complessiva fino ad arrivare, dopo diverse fasi, al particolare. Indirizzato verso una specifica esigenza di conoscenza.

È, in specifico, l’approccio utilizzato per conoscere e approfondire le eventuali difformità di un prodotto nell’iter della certificazione biologica.

Avendo, inoltre, ben chiaro che il concetto di certificazione nel mercato è nato in abito militare e astronautico, per poi passare in ambito civile, prima dal settore industriale (meccanico ed elettronico), per avere la certezza che le qualità dei prodotti acquistati, fossero aderenti alle promesse. Poi, più recentemente è stata utilizzata anche, e soprattutto, nel campo agroalimentare.

Pertanto, le modalità attuative in questo settore devono ancora consolidarsi in modo significativo: è importantissimo utilizzare delle risorse, che negli altri ambiti indicati precedentemente (meccanici ed elettronici) sono già impiegate quotidianamente.

L’ispettore, come si può facilmente comprendere, è il braccio operativo degli organismi di controllo autorizzati dal ministero nel settore dei prodotti di alta qualità, sia del BIOLOGICO, che del DOP, IGP, STG. Una vedetta che fornisce tutte, o buona parte, delle informazioni necessarie ad arrivare a definire completamente la certificazione, o meno, di un prodotto secondo le normative specifiche.

Questa fase è generalmente schematica, incanalata all’interno di leggi, indicate a livello europeo e nazionale, che devono essere verificate per l’accertamento delle conformità.

Ma gli stakeholder, invece, utilizzano un approccio molto differente rispetto a questo.

Per la precisione, il processo mentale è esattamente il contrario. È usato il metodo induttivo, da cui si inizia da un prodotto già definito e commercialmente molto chiaro, per ricercarne un possibile fornitore. Partendo dalle esigenze già individuate e rispettando tutte le regole necessarie.

È molto chiaro, pertanto, che la certificazione biologica è un contenitore molto vasto e indispensabile, nel quale attingere, per le ricerche molto differenziate dei prodotti, che il mercato, la moda, il sentire comune, ne faccia privilegiare l’acquisto.

Bisogna, anche, essere consapevoli, che le finalità sono differenti: per la certificazione è, unicamente, quella di ottenere, per il mercato, dei prodotti, in modo statico, conformi alle normative vigenti, senza interessarsi di aspetti organolettici, di tendenza, di sostenibilità o etici, penalizzando, ahinoi, talune volte anche aspetti agronomici.

Mentre per la valutazione analitica della qualità reale di un prodotto, prende in esame quello che offre il mercato, in modo assolutamente dinamico e nel tempo altrettanto variabile, e di fatto ne privilegia la vittoria economica.

Ricordiamoci, infatti, che il momento dell’acquisto di prodotti omogenei, e senza sfumature, sta finendo e, invece, sta incominciando quello della ricerca della specificità personale, con tutte le colorazioni cromatiche possibili.

Da questo momento, mi aspetto, pertanto, un florilegio di disciplinari privati (tipo Naturland, Bioland, Biosuisse, ROC, Demeter, etc.), da avviare anche questi alla certificazione, per ottenere tutte le informazioni esplicative per aiutare le scelte da potere fare.

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