Il biologico agli albori del 2024, tra attese, speranze e riflessioni



Dove andranno tutte quelle persone che hanno portato, in tanti anni di impegno, molte emozioni e altrettante illusioni, il biologico e la sua storia emozionale nella magnifica posizione in cui, forse, si trova in questo momento?

Una posizione assolutamente invidiabile, rispetto alla normale situazione di mercato: alla fine del 2022, infatti, la superficie coltivata in biologico si avvicinava ai 2,5 milioni di ettari, con un incremento annuale di oltre il 7%; ed è così da oltre un decennio. Un buon dato in prospettiva, tenendo conto del traguardo di estensione agricola da raggiungere per il "Form to Fark" entro il 2030, del 25% di superficie agricola europea in BIO.

Un dato altamente significativo, la cui reale conferma, però, è sempre sotto indagine.

Le aziende commerciali italiane, inoltre, aumentano da molti anni l’appeal con i consumatori mondiali di BIO, innalzando di pari passo l’apprezzamento a 360 gradi per il made in Italy e creando una grande comunicazione positiva riguardo al prodotto agricolo, fresco e trasformato, del nostro paese, con l’unico rammarico, però, sulla crescita della commercializzazione del prodotto BIO, che non ha un aumento proporzionale a quello della superficie.

Tutte quelle persone indicate nell’incipit sono, in effetti, i medesimi professionisti che hanno creato da zero da qualche anno un sistema di certificazione che ha raggiunto, tra le molte difficoltà, una notevole competenza e una adeguata trasparenza, creando pertanto un substrato di credibilità del biologico italiano che sta aumentando sempre di più, che deve, però, essere confermata in modo sostanziale.

E questo status quo è sicuramente da analizzare, perché in realtà ci risulta che sul mercato vengono privilegiati i sistemi di valutazioni ufficiosi rispetto a quelli ufficiali.

Sono la stessa gente che ha combattuto delle grandi battaglie dialettiche e sulla stampa, quando l’ironia sui prodotti alimentari “sani” faceva da linea guida nelle poche fiere presenti interessate sull’argomento.

Quando anche tra i consumatori acculturati e sensibili serpeggiava l’opinione che si potesse non essere convinti della bontà del concetto del biologico, e un consumatore potesse optare, invece, per l’agricoltura chimica. Come se fosse possibile che la filosofia del biologico si potesse mettere in discussione, e non fosse, invece, un valore assoluto imprescindibile, in una considerazione moderna e consapevole del benessere. Prima di comprendere che, al massimo, la situazione da analizzare con sospetto fosse, invece, il NON BIO o, ancora peggio, il falso bio, dannoso per la salute, l’ambiente e il mercato.

Tutte queste idee di rispetto per la persona e l’ambiente che, ora, stanno finalmente maturando, ma con cui i professionisti e i consumatori, con certe convinzioni, hanno duramente combattuto dall’inizio degli anni ottanta. E con cui dovranno, sicuramente, combattere anche ora per mantenere e sviluppare gli ideali delle generazioni che hanno partorito, consolidato e sviluppato il biologico.

Ora la situazione, politica e sociale, ha dato ragione agli illusi “ante litteram”. Finalmente il pensiero europeo, dopo molte battaglie ostili, li ha decretati vincitori su tutti i fronti: ambiente, benessere e valori da seguire.

Non bisogna abbassare, però, la guardia.

Quelli che li hanno sempre combattuti, non accetteranno certamente la sconfitta, con una potenziale e conseguente débâcle economica.

Ma, approfittando che spesso è molto più semplice avere dignità e creatività nella sconfitta, rispetto al gestire la vittoria in modo condiviso e ragionevole, cercheranno di schierare tutte le forze possibili, anche quelle politiche ed economiche, in modo furbo e ingannevole.

Cosa si può fare per ostacolare qualsiasi possibilità di un pericoloso revanscismo, ovvero di una infida restaurazione?

Penso sia molto semplice: rimanere legati alle proprie convinzioni, morali, sociali ed etiche, senza farsi abbagliare da aleatori e opportunistici specchietti per le allodole; cercare di mantenersi uniti e associati, in questi tempi di socializzazione estremamente diffuso, in modo semplice ed efficace e avere sempre come obiettivo la ricerca primaria di un’assoluta consapevolezza.

Noi continueremo l’analisi della situazione.

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