La consapevolezza che sfocia nell'acquisto dei prodotti biologici: la fiducia nella qualità e nell'etica.

 



Tutta la nostra vita è costellata di momenti decisionali. Istanti in cui viene decisa la strada che, da quel momento, verrà da noi percorsa, creando però, in questo modo, importanti effetti collaterali.

Iniziando, così, a esplorare ogni bivio dei tanti che ci troveremo sulla nostra strada e che avranno le conseguenze più differenti per l’esistenza e, soprattutto, per la nostra psiche, in una sorta di affogamento virtuale nel terzo principio della dinamica: a ogni azione corrisponde una reazione.

Non sono a conoscenza se, quando Newton enunciò questa legge, fosse conscio che la stessa potesse essere una evidente rappresentazione della formula dell’esistenza, ma la mia convinzione inconscia è proprio questa.

Più che parlare di dinamica, con questo assioma stava facendo riferimento alla vita reale.

Qualsiasi decisione, però, ha delle conseguenze, spesso imprevedibili e non controllabili.

In primis di tipo personale che però, quasi sempre e inevitabilmente, riverbera anche sulla società che ci sta attorno, in senso olistico.

È, pertanto, fattuale che avere delle informazioni precise, complete e aggiornate è assolutamente indispensabile per fare delle scelte consapevoli.

Sono innumerevoli gli esempi che, in tal senso, si possono fare.

Mi piace molto, in particolare, quanto afferma la comunicazione televisiva per la diffusione del concetto di guida sicura che ho ascoltato recentemente: l’eccesso di velocità non è un caso, ma una scelta.

Quanto di più vero sia mai stato detto sull’argomento.

In una società in cui si cerca di trovare delle giustificazioni a salvaguardia virtuale dell’etica, per qualsiasi nostra decisione, è una realtà che dovremmo sempre tenere presente.

Ogni decisione che viene presa, non è casuale e imponderabile, ma una precisa scelta che avrà, inesorabilmente, delle conseguenze.

Ma, nel momento in cui c’è lo scatto mentale della scelta, abbiamo sempre a disposizione tutte le informazioni per farla in modo cosciente, oppure è un momento quasi istintivo e poco ragionato svolto, sovente, copiando pedissequi quanto fanno gli altri?

È questa la grande differenza che passa tra consapevolezza e senso di appartenenza, due strade completamente diverse per arrivare allo stesso scopo, quello di risolvere un dilemma.

E anche la parte della corteccia cerebrale, che elabora gli input nelle due situazioni, è molto dissimile. Nel primo caso, quello della consapevolezza, si trova nella neocorteccia, il cervello moderno (quello mentale). Nel secondo caso, quello istintuale, l’area interessata risiede parte nel cervello rettile (primario) e parte in quello limbico (emozionale).

L’esistenza di queste varie tipologie di cervelli è ben conosciuta dagli esperti di comunicazione e di vendita di prodotti o servizi, che ben si avvalgono anche del linguaggio e delle parole da utilizzare e, soprattutto, della successione dei cervelli da sollecitare per rendere la comunicazione più compresa ed efficace.

Una cronologia errata ha un effetto devastante rispetto al risultato che deve essere raggiunto. Tutti gli studi svolti hanno riscontrato che i tre cervelli devono essere colpiti secondo una sequenza ben definita, che è molto rischioso modificare.

I primi due (rettile e limbico) sono importanti per ottenere la fiducia di chi ascolta e risvegliare delle emozioni che portano all’ancoraggio di quanto si è affermato.

La parte istintuale primaria e quella emotiva empatica, infatti, sono indispensabili per provocare quel senso di appartenenza che fa muovere, da sempre, l’economia mondiale, alimentando i singoli eventi.

A nostro avviso, però, il senso di appartenenza dovrebbe rimanere recintato nelle scelte epidermiche-emozionali come il tifo sportivo o, ahimè, la politica. Mentre per quelle etiche, sarebbe molto meglio sfruttare la parte mentale, che si basa su un opportuno sviluppo di informazioni, come detto: precise, complete e aggiornate.

Scendendo nello specifico, per la consapevolezza per acquisto dei prodotti all’interno del nostro ambito preferito, quello biologico in particolare e dei prodotti di alta qualità, in generale, è importante prioritariamente che ci sia la fiducia sia nella qualità dei prodotti che nel concetto etico/filosofico che è alla base della loro produzione. Se non si crede, infatti, che la protezione dell’ambiente, la coltivazione e l’allevamento di prodotti sani e la sostenibilità di quanto si sia ottenuto, siano fattori importanti per la salute della terra e dei suoi abitanti, è inutile cercare di spiegare più approfonditamente la qualità di un prodotto e il benessere derivato dalla sua assunzione. Sarebbe uno sforzo certamente inutile.

Ancora peggio, quando si hanno anche dei dubbi sulla veridicità e sull’efficienza delle certificazioni che li garantiscono.

Più la fatica che il gusto… direbbero, in modo poco raffinato, i venditori.

Per questo motivo, chi produce in modo mendace un prodotto biologico o biodinamico, crea un doppio danno al mercato. Il primo è di eliminare spazio commerciale a chi lo ottiene in maniera corretta, il secondo è di togliere la fiducia al consumatore, con tutte le conseguenze sopra riportate per i due cervelli che solleticano il poco consapevole senso di appartenenza.

In questo modo si elimina, anche per molto tempo, qualsiasi possibilità di contribuire all’aumento del mercato di prodotti di qualità biologica, anche se si continua a raccontare ossessivamente tutte le informazioni positive sul prodotto stesso.

La neocorteccia non sarà mai attiva in modo accogliente a recepire le informazioni che ci sforziamo di raccontare. Il cervello rettile, deluso, respingerà, come una barriera invalicabile, qualsiasi tentativo di ascoltare le indicazioni specifiche, rimanendo inesorabilmente sordo a tutti questi stimoli.

Tutte cavolate…, partirà in modo automatico l’obiezione dei delusi a prescindere, non mi posso fidare…, non mi faccio prendere in giro…., tanto tutto il mondo è inquinato….

Inoltre, se ci pensate bene, la maggiore penalizzazione, sarà proprio per quei prodotti più complicati da raccontare, quelli con più cose da comunicare, quelli per cui occorre utilizzare una pletora di informazioni ancora più elevata per fare comprendere la loro Qualità Reale complessiva: i prodotti coltivati e trasformati in Italia.

Prodotti che, proprio per la loro artigianalità e complessità, non possono essere comunicati e venduti senza le opportune spiegazioni, per colpire efficacemente la neocorteccia, elaboratrice di consapevolezza.

Cerchiamo, pertanto, in tutti i modi di dare al mercato la giusta fiducia nelle produzioni biologiche e biodinamiche, producendo bene e raccontandole ancora meglio, anche utilizzando tutta la moderna potenzialità informatica.

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