CONSEGUENZE DEL DOPO SANATECH (prima puntata).



La BLOCKCHAIN [la certezza della quantità e l’aiuto per la qualità].

In questi giorni di SANATECH (la rassegna internazionale della filiera produttiva del biologico e del naturale) si sono distribuite, sull’argomento del biologico e dei suoi collegati, molte chiacchiere, alcune futili e molte altre, invece, altamente interessanti. Che ci hanno fornito, nel loro insieme, delle informazioni molto efficaci per la crescita materiale e mentale del settore.

Andiamo, pertanto, a visionare quello di efficace che, a nostro giudizio, ci è capitato di ascoltare e di cui abbiamo fretta di raccogliere i frutti di quanto seminato.

La storia della blockchain è stata esposta da Alessandro Chinnici [Senior Sustainability Software Technical Specialist at IBM - AI | Blockchain | B2B Collaboration | Intelligent Supply Chain], in un suo coinvolgente intervento preliminare.

Il racconto è iniziato con la sua affermazione che avrebbe cercato di dare degli spunti di riflessione sull’argomento. Il primo è il consiglio di utilizzare la tecnologia per agevolare la risoluzione di molte problematiche che possiamo incontrare durante l’espletamento delle nostre attività, sia si produzione, che di gestione, di certificazione e di comunicazione. In pratica tutto il ventaglio delle attività possibili.

La tecnologia deve servire proprio per aiutare le velocità e gli automatismi del pensiero umano.

Un’importante problematica tecnica da risolvere, per l’utilizzo della blockchain, è la frammentazione dei molteplici dati a disposizione del mercato, dovuta anche alla diversa operatività del metodo di raccolta degli stessi e alla differenziazione degli archivi utilizzati. Non è, pertanto, facile usufruire e distribuire il totale delle informazioni che sono utilizzate per le varie attività ricordate precedentemente.

Quindi, il diffondere le caratteristiche produttive e le tracce, secondo le norme internazionali vigenti, delle impronte del passaggio della merce nel complesso dei vari nodi delle filiere, non è banale. Questa necessità è richiesta, obbligatoriamente, in questo periodo storico e deve anche rispettare delle precise caratteristiche di completezza e velocità di esecuzione, sia riguardante la sanità dell’ottenimento dei vari prodotti, sia la loro sostenibilità.

La raccolta di questi dati sarà sempre molto importante e irrinunciabile, qualunque sia la posizione occupata nella filiera. La tecnologia può, certamente, dare un aiuto in tal senso. Quindi, avere la possibilità di utilizzare gli archivi per metterli in rete o meglio, organizzarli in una rete di reti delle molteplici filiere presenti sul mercato, è un’opportunità essenziale, a condizione, ovviamente, che i dati siano immodificabili (notarizzati) e mantenuti aggiornati nel tempo. 

Ma cosa ne pensa Ass.o.cert.bio (l’associazione degli organismi di certificazione del biologico)?

Sono molto interessati alle nuove tecnologie che possano permettere un automatismo e una facilitazione del controllo, ma hanno la preoccupazione che la gestione dei dati delle oltre 96.000 aziende coinvolte nel processo di certificazione del prodotto biologico, abbiano un impatto ambientale molto elevato riguardo il consumo energetico e procurino una certa problematica per eseguire l’operatività di inserimento fisico dei dati, che possano permettere le opportune verifiche automatizzate per il controllo.

È molto interessata, anche, alla risultanza della qualità dei dati inseriti, oltre alla garanzia della immodificabilità degli stessi.

Gli aggiornamenti di questi dati, in sintesi, devono potere essere permessi in tutti i modi possibili, per agevolare qualsiasi tipologia di aziende, anche quelle a bassissima alfabetizzazione informatica, che voglia far confluire le proprie filiere nel laghetto di dati a disposizione, rendendo molto facile e veloce la gestione e l’estrazione degli stessi.  

Anche ATBio (l’Associazione dei Tecnici Ispettori e dei Tecnici Consulenti del biologico) ha le medesime preoccupazioni rispetto alla facilità di inserimento e gestione delle informazioni, sia per l’attività di certificazione, sia per quelle di comunicazione e consulenza, ma considera la stampella tecnologica un ascensore troppo importante per aumentare in modo automatizzato la qualità complessiva.

La tecnologia blockchain, quindi, è l’ideale per risolvere alcune problematiche delle attività appena descritte, è l’ideale perché possiede le tre caratteristiche basiche: è condivisa, protetta e immodificabile. Non esiste la possibilità di alterazioni delle informazioni trasferite, quindi garantisce l’aspetto quantitativo delle informazioni.

Le blockchain devono essere sicure, deve essere gestita l’accessibilità e garantita la sua protezione.

In sintesi, la blockchain è essenziale per garantire la notarizzazione e il controllo quantitativo delle transazioni, ma ha ancora bisogno di aiuto, meglio se tecnologico, automatizzato e collegato agli archivi già in possesso, per raggiungere l’obiettivo del miglioramento del controllo qualitativo.

Riuscendo, in tal modo, a raggiungere quello che dovrebbe essere sempre al primo posto in qualsiasi attività etica: permettere la consapevolezza delle azioni che la conoscenza delle informazioni consentono.

 

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